Benesserci come movimento verso una vita significativa.
- Gabriele Campello

- 6 ott
- Tempo di lettura: 7 min
Aggiornamento: 8 ott
Introduzione
Benesserci è il nome del mio studio e del mio sito (benesserci.com), ma anche una parola che racchiude una visione del mondo e della psicologia. Non indica semplicemente un obiettivo di salute o di benessere, ma una scelta esistenziale: quella di chi decide di vivere in modo consapevole, radicato nella realtà che lo circonda e in dialogo con le persone e con le situazioni che lo fanno essere ciò che è. In questo senso, Benesserci significa superare l’idea di “stare bene” come stato da raggiungere, e restituire valore al movimento dell’ “esserci bene”: un modo di abitare la vita con presenza, apertura e coerenza.
Il riferimento teorico che sostiene questa prospettiva è l’interazionismo, nelle sue varie declinazioni: simbolico, cognitivo e fenomenologico. L’interazionismo non è una teoria tra le altre, ma un metariferimento: un modo di concepire la mente e la soggettività come fenomeni relazionali e co-costruiti, sempre in dialogo con i contesti sociali, culturali e linguistici in cui viviamo. In quest’ottica, la persona non è un’entità chiusa che elabora pensieri ed emozioni dentro di sé, ma un sistema aperto di significati in relazione.
È da questa prospettiva che si può comprendere la teoria del Sé dialogico di Hubert Hermans, una delle formulazioni più feconde dell’interazionismo contemporaneo. Hermans descrive l’identità come un campo di voci interne e sociali che dialogano costantemente tra loro: un Sé plurale, dinamico, narrativo. Dentro di noi coesistono diverse identità (personale, sociale, umana e planetaria) che riflettono i vari gradi del nostro coinvolgimento nel mondo.Ognuna di esse porta con sé una visione del bene, del giusto, del desiderabile; in altre parole, una morale (legata al gruppo di appartenenza) e una etica (aperta all’universalità dell’essere umano).
Proprio per questo, parlare di valori in psicologia significa inevitabilmente parlare anche di morale ed etica: non possiamo comprendere ciò che per noi conta davvero senza considerare i contesti relazionali e culturali in cui quei valori nascono, si trasformano e trovano senso. I valori non sono entità private o fisse, ma processi di significazione condivisa che prendono forma nel dialogo tra identità e appartenenza, tra storia personale e storia collettiva.
Da questa prospettiva, l’interazionismo può dialogare fecondamente con la psicoterapia cognitivo-comportamentale di terza generazione, che pur nascendo in un’altra tradizione, ha posto al centro della pratica terapeutica proprio il tema dei valori. Approcci come l’Acceptance and Commitment Therapy (ACT), la Mindfulness-Based Therapy e la Dialectical Behavior Therapy (DBT) hanno spostato il focus dalla modifica del pensiero al rapporto che la persona intrattiene con la propria esperienza e con ciò che ritiene significativo. Nel farlo, hanno restituito al concetto di valore un ruolo essenziale: non più principio astratto, ma processo vissuto, direzione di senso, bussola per l’azione.
L’interazionismo, da parte sua, offre il quadro metateorico capace di integrare questa attenzione per i valori con la comprensione del loro radicamento relazionale e sociale. Ci permette di vedere come l’impegno verso i propri valori non sia solo un atto di coerenza individuale, ma anche una forma di partecipazione al mondo, di appartenenza e di trasformazione reciproca. In questa prospettiva, la ricerca di una vita significativa, ciò che gli approcci di terza generazione definiscono value-based living, coincide con ciò che chiamo Benesserci: l’esperienza di abitare la propria vita in modo coerente, dialogico e situato.
Dal benessere al Benesserci
“Esserci bene” nel mondo significa partecipare attivamente alla propria vita, sentirsi presenti nel proprio corpo, nelle relazioni e nelle scelte quotidiane consentendo alle diverse parti di sé di dialogare anche tra loro per armonizzare ciò che per sé prende senso e per cui vale la pena assumersi impegno. Il benessere autentico non è uno stato da conquistare una volta per tutte, ma un processo continuo: un modo di esserci in coerenza con ciò che per noi ha valore, con le nostre appartenenze e con le nostre possibilità. In questo senso, Benesserci non è una meta da raggiungere, ma una forma di movimento che integra pensiero, emozione e azione in un equilibrio dinamico tra interiorità e mondo.
Etica, morale e principi: il tessuto normativo dell’esserci. La morale può essere intesa come l’insieme di norme e convenzioni che definiscono ciò che è giusto o sbagliato all’interno di un gruppo sociale. È situata, relazionale e culturalmente specifica: stabilisce diritti e doveri reciproci, orienta comportamenti e regola l’appartenenza. La morale ci radica, ci lega ai nostri contesti di vita, crea il linguaggio del “noi”.
L’etica, invece, è la riflessione critica sulla morale. Cerca ciò che può valere per tutti, fondandosi su criteri di coerenza, giustizia e umanità. Mentre la morale risponde alla domanda “Cosa è giusto per noi?”, l’etica si chiede “Cosa è giusto per l’essere umano in quanto tale?”, e in questo modo apre la coscienza individuale a una dimensione più universale. I principi rappresentano il ponte tra queste due dimensioni: sono formulazioni generative come “la libertà è un bene” o “la vita va rispettata”, che fondano e orientano i comportamenti, sia morali che etici.
Morale ed etica possono convivere in tensione: la prima ci ancora a un gruppo, la seconda ci apre all’umanità intera. Entrambe, tuttavia, rimangono quadri di riferimento esterni, norme che trascendono il singolo individuo ma che contribuiscono in modo decisivo a strutturare la nostra identità e il nostro senso di appartenenza. In questo intreccio, l’essere umano si forma e si riconosce, continuamente oscillando tra ciò che lo unisce al proprio gruppo e ciò che lo collega all’intera umanità.
I valori: il principio che diventa movimento. In contrapposizione a principi e norme, i valori rappresentano la dimensione personale e dinamica del significato. Se i principi dicono ciò che è giusto in astratto, i valori esprimono ciò che per me è importante ora, ciò che dà senso e orienta la mia azione nel contesto reale. Essi sono principi incarnati, direzioni di vita che si manifestano nei comportamenti e si rinegoziano nel tempo. Un valore non è un ideale statico, ma un movimento orientato, una direzione che possiamo scegliere di percorrere ogni giorno, anche nelle piccole azioni.
La coerenza tra valori e azioni è la chiave di una vita significativa. Non si tratta di essere perfetti o di aderire rigidamente a un ideale, ma di ritrovare un filo di autenticità tra ciò che sentiamo e ciò che facciamo. Quando questo filo si tende, nasce il senso; quando si spezza, emergono la disconnessione e la sofferenza.
Dalla coerenza alla praticabilità. Benesserci implica una pratica riflessiva sui valori, non un esercizio teorico ma un percorso esperienziale. Perché un valore possa realmente guidarci, deve potersi esprimere nella realtà: non basta riconoscerlo, bisogna poterlo agire. Un valore che non trova spazio di azione, o che comporta costi eccessivi, rischia di diventare un ideale frustrante, fonte di colpa o senso di fallimento. Allo stesso modo, valori che si escludono a vicenda, o che si irrigidiscono in regole assolute, perdono la loro funzione generativa e smettono di nutrire la vita.
Per questo è importante chiedersi, in modo onesto e concreto:
– quali sono i valori che mi guidano oggi?
– riesco a esprimerli nel contesto in cui vivo?
– le mie azioni riflettono davvero ciò che conta per me, o sto seguendo schemi che non mi appartengono più?
Il benessere autentico nasce quando i valori restano vivi e adattabili, capaci di evolvere con noi e con il mondo che abitiamo.
Possiamo immaginare la vita come un quadro in costruzione. Il dipinto rappresenta i contenuti: i valori e le scelte che disegniamo ogni giorno, mai definitivi, sempre rivedibili. Il passpartout rappresenta la vita significativa: la capacità di armonizzare i diversi valori e di mantenerne la coerenza complessiva. La cornice esterna, infine, rappresenta la flessibilità psicologica, la possibilità di perseguire i propri valori in modi diversi, adattandosi ai vincoli e alle sfide della realtà senza rigidità.
Una cornice troppo rigida soffoca il dipinto, lo imprigiona. Una cornice troppo flessibile lo disperde. La flessibilità psicologica, invece, lo protegge e gli consente di evolvere mantenendo senso. È ciò che ci permette di restare fedeli a noi stessi pur modificando i modi in cui traduciamo i valori in azione.
La flessibilità come condizione cornice. La flessibilità psicologica è la condizione che consente di perseguire i propri valori senza trasformarli in gabbie interiori. Un valore, infatti, diventa fonte di sofferenza quando si irrigidisce e si trasforma in una regola assoluta, come:
– “Finché non X, non posso Y”;
– “O tutto o niente”;
– “Ogni rischio minimo è una catastrofe”.
La domanda correttiva, in questi casi, è semplice ma potente: “Come posso perseguire questo valore in modo che sostenga, e non distrugga, la mia vita piena e significativa?”
La flessibilità non è incoerenza, ma saggezza pragmatica: la capacità di restare fedeli al senso profondo dei propri valori, adattando i modi con cui li si incarna nel mondo. È la qualità che trasforma la coerenza in libertà, e il valore in vita vissuta.
Le tre dimensioni del Benesserci. Una vita autentica e significativa si fonda su tre dimensioni complementari:
1. Eudaimonia, la realizzazione di sé in coerenza con i propri valori;
2. Edonia, la capacità di provare piacere e vitalità;
3. Eutimia, la serenità interiore, l’equilibrio tra le diverse parti di sé.
La saggezza pragmatica, quella che accompagna il Benesserci, consiste proprio nel saper armonizzare queste tre dimensioni. Perseguire i propri valori con impegno, come insegna l’ACT, è essenziale per la crescita personale; ma se manca l’edonia, il piacere che deriva dal sentirsi vivi nelle proprie azioni, la vita rischia di diventare solo dovere e fatica. Il piacere, quando nasce dalla coerenza, diventa la cartina tornasole del senso: ci fa sentire che la direzione scelta è giusta, come un marcatore somatico che anticipa la gioia dell’azione compiuta. In certi momenti questo piacere si manifesta nel flow, quello stato di piena presenza in cui il fare e l’essere coincidono, e il pensiero si dissolve nell’esperienza. È in questi istanti che esserci bene trova la sua forma più compiuta.
Sintesi conclusiva
Il Benesserci è dunque l’incontro tra etica (fondamento universale), morale (norma sociale), valori (principi incarnati) e flessibilità psicologica (cornice dinamica).
È la forma vissuta dell’autenticità: non la perfezione morale, ma la coerenza situata, flessibile e significativa con ciò che conta davvero per sé e per gli altri.
È il movimento che unisce la ricerca di senso al piacere di esserci, restituendo alla vita la sua natura dialogica, relazionale e profondamente umana.




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